Giuseppe Bossi, impegnato nella riforma delle accademie, e in particolare di quella di Brera (1803), decide di inserire lo studio dei precetti di Leonardo da Vinci, considerandolo una figura fondamentale per ridare spessore e identità storica alla scuola lombarda. Mentre si stava dedicando a uno studio monumentale sul Cenacolo vinciano, Bossi concepisce il perfezionamento degli studi dell’allievo come una sorta di convalescenza da una malattia. Il morbo in questione è quella forma manierata da guarire non solo con l’erudizione dell’occhio e l’educazione della mano sui grandi modelli del passato, ma soprattutto con la medicina della teorica, ovvero l’assimilazione dei precetti di Leonardo.