Il furto della Gioconda al Louvre il 22 agosto 1911 rilanciò su scala mondiale il mito del capolavoro vinciano, trasformandolo in un’opera feticcio, un’immagine esposta a sberleffi, a molteplici usi ed abusi. Tale mito venne rilanciato nel 1957 da un ulteriore atto vandalico amplificato dai rotocalchi dell’epoca, e, dopo alcuni anni, nel 1963 dalla trionfale esposizione del dipinto al Metropolitan Museum di New York e nel 1974 a Tokio. È all’incirca in quel decennio che Pietro Ghizzardi, pittore e scrittore irregolare della Bassa, mosso da un desiderio di confronto con Leonardo, ne rivisita i due capolavori più emblematici, il Cenacolo e soprattutto la Gioconda. Di quest'ultima egli realizza circa una ventina di variazioni fortemente espressive, nelle quali trattiene sempre qualche carattere distintivo (il sorriso, la posa delle mani, ecc.) infondendovi però sempre i tratti mutevoli della sua personale idea di femminino.